Pensate a ciò che da sempre più desiderate nella vostra vita. Poi immaginate che il sogno tanto inseguito e atteso si realizzi, prendendo via via la forma di un vero e proprio incubo.
Tra colpi di scena ed avvenimenti incredibili, è tra queste pieghe che si dipana la trama di Un’insolita fortuna, l’ultimo romanzo di Carlo Colasanti, edito da Accadueo gocce di cultura.

La penna dello scrittore romano, vincitore del premio letterario Un libro nel cassetto 2011 con Il Dittatore, disegna i tratti di una famiglia quasi perfetta, i Siniscalchi. Sarà quel “quasi”, l’anello debole di una catena familiare strattonata dal più imprevedibile degli eventi, la fortuna: “Sono il ritratto della famiglia felice, se solo sapessero cosa riserva loro il futuro, quel sorriso che adesso campeggia sui loro volti si trasformerebbe in una paresi.”

colasanti carlo artMarco Siniscalchi: piacente quarantenne con una buona posizione professionale. Ama, ricambiato, la moglie Lucia, con la quale ha due figli. Un quadro familiare all’apparenza perfetto, sul quale, ciò che entrambi desiderano, il colpo di fortuna che tutti sognano, vien da dire, si abbatte violentemente. Cosa succede nella vita dei protagonisti di Un’insolita fortuna?
Spesso accade che ci si concentri su ciò che potremmo avere e non abbiamo. La famiglia Siniscalchi non è esente da questa forma mentis. Hanno molto, quasi tutto, ma non se ne accorgono. Un’insolita fortuna li catapulta in una nuova dimensione, le prospettive e gli equilibri si modificano creando nuove dinamiche che mettono a dura prova il loro sodalizio.

Dopo lo sconvolgimento che avviene nella propria esistenza, Marco e Lucia sembrano non essere più gli stessi. Il rapporto tra loro e quello con i figli si altera, si lanciano in una corsa inarrestabile. Verso cosa?
Verso la felicità, convinti che, l’immensa disponibilità economica possa rendere più facile il suo raggiungimento.

Un’insolita fortuna fotografa anche l’attuale mondo del lavoro, dove, come lei sottolinea, sempre più spesso i comportamenti aziendali sembrano punitivi, e il lavoratore diventa un capro espiatorio, anziché una risorsa, tanto “sai quanti ne trovo che vogliono il tuo posto? ” Pensa che la giungla occupazionale in cui viviamo ci stia allontanando dalla civiltà?
Il mondo del lavoro riflette il momento storico che viviamo. La velocità con la quale i cambiamenti si susseguono rendendo sempre più competitiva la nostra società. La furbizia e la scaltrezza, insieme alla disonestà, vengono tollerati e a volte incoraggiati, se permettono di raggiungere gli obiettivi desiderati. La carenza dei posti di lavoro rende vulnerabile chi, a costo di guadagnare poco piuttosto che niente, scende a compromessi con datori di lavoro cinici; e chi ha conquistato un posto di rilievo si vede costretto a sacrificare la sua vita privata in nome delle esigenze lavorative.

Signor Colasanti, leggendo il suo romanzo viene alla mente il detto “attento a quello che desideri, potrebbe realizzarsi”. E’ così? E c’è qualcosa di autobiografico tra le pagine?
Cosa sarebbe la vita senza desideri da realizzare? Cosa succede, però, quando ne realizziamo uno e ci rendiamo conto di doverne desiderare subito un altro per poter prolungare la nostra soddisfazione? Sembra una vite senza fine, destinata a girare senza mai stringere nulla. La cosa più difficile, anche per i Siniscalchi, è mantenere un equilibrio, non farsi trascinare nella schizofrenia che la nostra società ci propina come menù quotidiano.
In ogni mio romanzo tratto temi che mi appassionano e mi riguardano da vicino. In Un’insolita fortuna, come anche nel mio primo romanzo “IL DITTATTORE, ci sono molti spunti autobiografici. Avere o essere? È uno degli interrogativi che ho posto ai protagonisti del mio romanzo, ed è quello che ancora oggi risulta essere uno dei maggiori punti di domanda della nostra società

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link dell’intervistahttps://www.ezrome.it/roma-da-conoscere/libri/3961-uninsolita-fortuna

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