In una notte di luglio rischiarata dalla luna, un lamento proviene da un cassonetto dell’immondizia. Pina la gattara teme che una delle sue bestiole sia rimasta intrappolata, corre a controllare e trova un bambino appena nato.

Qualcuno l’ha buttato via. Nelle strade vicine intanto, la vita va avanti. Nascono altri bambini: Serena è stata desiderata e viene reclamata da due padri, Arturo ha solo la mamma, Sofia e Francesco vengono al mondo per unire i propri genitori.
Comincia così Il quaderno nascosto, l’ultimo romanzo dello scrittore romano Carlo Colasanti (Leggere Conviene Edizioni). E com’è nello stile dell’autore, catapulta subito il lettore in un turbinio di eventi incalzanti. Segreti, amori e misteri corrono a ritmo battente fino all’ultima pagina lasciando in sospeso una domanda: chi è quel neonato? Il cerchio si stringe intorno ai personaggi, mettendoli a nudo di fronte al ruolo più scomodo, quello di genitori.
Figli desiderati e rinnegati, cercati e abbandonati sono il filo di una trama che scava in profondità la relazione tra chi dà la vita e chi la riceve. Colasanti affida ai suoi protagonisti le sfide del nostro tempo. Con Il dittatore, vincitore del premio letterario Un libro nel cassetto 2011, ha scandagliato il mondo del lavoro, mentre in Un’insolita fortuna, secondo classificato allo stesso concorso nel 2010, ha messo in scena gli scherzi del destino.
Il quaderno nascosto
 è stato scelto come libro dell’anno 2017 da Edizioni Leggere Conviene, un progetto editoriale nato per promuovere la lettura e la scrittura. “Ma sto già lavorando a un nuovo romanzo, – confessa lo scrittore -, tutto parte dalla domanda: cosa succede quando un figlio non è all’altezza delle aspettative dei genitori?

Carlo Colasanti, se è vero che per uno scrittore un libro è come un figlio, Il quaderno nascosto è un parto plurigemellare. Com’è nata questa storia di vite desiderate o rinnegate ma sempre così intense?
C.C.: Con Il quaderno nascosto ho sentito la necessità di affrontare l’argomento figli. In quel periodo, poco prima di iniziare la stesura del romanzo, mi sentivo di frequente con una coppia di amici toscana che non riusciva ad avere figli. Le stavano provando tutte, e nonostante clinicamente non ci fossero impedimenti, non riuscivano a coronare il loro sogno. Nello stesso periodo anche un’altra coppia che conoscevo incontrava le stesse difficoltà. Soffrivo per loro e pregavo perché il loro desiderio diventasse realtà. Pensando alle loro difficoltà mi vennero in mente quei casi nei quali invece i figli venivano abbandonati per strada. Ho così iniziato questa storia con l’idea di dare vita e una seconda possibilità a chi viveva questo dramma. Ho sempre creduto che l’amore fosse l’unica costante nel desiderare e crescere un figlio. Di errori se ne commettono tanti ma se è l’amore che guida, tutto è recuperabile. Vorrei poi svelare che queste due coppie sono poi riuscite, non senza difficoltà e un enorme esborso economico, a coronare il loro sogno. Non voglio prendermi nessun merito, ma sento di aver portato loro fortuna.

Nel suo romanzo colpisce la ricchezza di personaggi che animano la storia, ai quali lei non ha risparmiato i lati oscuri. Ce n’è uno a cui è più legato letterariamente?
C.C.: 
Come spesso ho dichiarato, i personaggi che popolano i miei romanzi, sono quasi sempre persone che conosco. Questo perché mi fa piacere far vivere loro nuove avventure e anche perché, dal mio punto di vista, risultano più reali. Non sempre chi si riconosce è felice di essere finito in una mia storia, anche perché tendo a estremizzare i loro aspetti caratteriali. Nel caso di quest’ultimo romanzo, il personaggio al quale sono più legato è Massimo Lucci. Il suo alter ego reale è un amico di letture ed è uno dei miei più grandi sostenitori. Nel romanzo, inizialmente non è fortunato. Sposato con una donna che non lo ama, si innamora del suo capo che non lo corrisponde se non per una notte di follia. Quando il destino sembra avergli riservato solo avvenimenti spiacevoli accade che… non vi svelo altro altrimenti vi tolgo il gusto di sapere come va a finire.

Senza svelare il colpo di scena che attende il lettore a fine libro, ci può dire perché trovare quel quaderno è così importante? E’ una rilettura della propria vita?
C.C.: 
Inizialmente il libro si sarebbe dovuto intitolare Figli del destino, poi dopo due anni è diventato Il quaderno nascosto che metaforicamente rappresenta tutto ciò che non conosciamo di noi e degli altri. L’interrogativo è: siamo sicuri di conoscerci e di conoscere chi ci vive accanto? La vita ci riserva continue sorprese e non sempre gradite. Un’altra domanda che mi pongo e che pongo ai protagonisti di questa storia è: c’è un destino già prestabilito per ognuno di noi o possiamo esserne noi gli artefici?

Sta già lavorando a un nuovo romanzo? Se sì, da dove nasce una nuova storia?
C.C.: 
Sì. Il mio nuovo romanzo parla del rapporto padre figlio e di tutte le conseguenze che ne derivano quando un figlio non è all’altezza delle aspettative del proprio genitore. Un tema che mi ha sempre affascinato e che ho trattato anche in Un’insolita fortuna è quello del confronto, spesso il confronto è giudice della nostra felicità. Quanti figli hanno sentito i propri genitori confrontarli con qualche compagno di scuola o amico? Quante volte abbiamo tarato la nostra soddisfazione confrontandoci con gli altri? Uno studio ha svelato che la soddisfazione delle persone non è nell’avere di più in senso assoluto bensì in confronto a chi sta loro intorno (amici, colleghi, parenti) arrivando a desiderare anche meno in valore assoluto ma più in valore relativo. E tornando al rapporto dei due protagonisti di questo mio nuovo romanzo, il padre di Eugenio confronterà le performance e le qualità di suo figlio con quelle che aveva lui alla sua età rimanendo immancabilmente deluso da quel confronto. Questo il tema principale, poi come sempre ci sono altri protagonisti che arricchiscono la storia.

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vai al link dell’intervista:  https://www.ezrome.it/roma-da-conoscere/libri/7538-il-quaderno-nascosto

 

 

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