Chi lo conosceva pensava che Federico fosse un uomo realizzato. Laureato alla Sapienza con i massimi voti, ricopriva una mansione di rilievo in una multinazionale francese. Sposato con Laura, un’insegnante di Italiano, avevano Alessia, una bimba di dodici anni. A bordo della sua Bmw, in estate andavano al mare per un week end e a Febbraio sulla neve per la loro consueta settimana bianca. Eppure Federico non era completamente soddisfatto, come se gli mancasse qualcosa, ma non riusciva a capire cosa. Sul lavoro si impegnava e dedicava la maggior parte della giornata per dare il suo contributo in azienda. Con Laura non c’era più la passione dei primi anni ma il loro rapporto era consolidato e lui non avrebbe mai pensato a un futuro senza di lei. Che dire della loro bambina? Era vivace, affettuosa, studiava per prendere buoni voti. Quando ci pensava, non riusciva a trovare motivi per non essere felice, ma se non si fermava in superficie, lui non lo era affatto. Sul lavoro si era confidato con un collega che considerava amico che gli consigliò una passeggiata con relativo pranzo in un piccolo paese alle porte di Roma dove viveva un ex collega oramai in pensione da più di un decennio. Federico non diede peso al consiglio ma dopo un mese, quando si ritrovarono a parlare dello stesso argomento, si sentì costretto a organizzare il pranzo.
Due settimane dopo andò a mangiare nella piccola locanda gestita da Aurelio. Non c’era un menù dal quale scegliere, quel giorno era prevista pasta e fagioli e delle verdure di campo. Dopo mangiato Federico prese coraggio e come suggerito dal suo collega, espose il suo stato d’animo all’anziano signore che riposava su una sedia sotto un pergolato. Aurelio dopo aver ascoltato senza proferire parola, rimase in silenzio per qualche secondo, poi attaccò a parlare. “C’era un uomo che ogni mattina andava in ufficio con la sua bicicletta appena comprata. Per andare al lavoro faceva sempre lo stesso percorso da Est verso Ovest. Poi la sera percorreva la strada inversa per tornare verso casa. Erano trenta chilometri al giorno che lo aiutavano a rimanere in forma. Spesso durante il percorso in bici, l’uomo formulava pensieri più o meno profondi, finché un giorno notò la sua ombra che lo precedeva. Cercò allora di accelerare la pedata per essere più veloce e poter superare la sua ombra, ma più andava veloce e più la sua ombra rimaneva lì davanti a lui. Dopo due anni che faceva quel percorso aveva migliorato la sua velocità ed era riuscito ad arrivare al lavoro nella metà del tempo che ci aveva impiegato la prima volta, però non era mai riuscito a superare la sua ombra.” “E poi cosa accadde?”, chiese Federico quando Aurelio terminò di parlare. “Accadde che cambiò lavoro e il percorso non fu più da est a ovest ma viceversa.” “E quindi?”, chiese curioso Federico. “La sua ombra non gli stava più davanti, anche andando più piano gli rimase sempre dietro.”

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